Morte al Chiabrera (Supernoir) (Italian Edition) by Fiorenza Giorgi

autore:Fiorenza Giorgi [Giorgi, Fiorenza]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788875638979
editore: Fratelli Frilli Editori
pubblicato: 2013-08-12T22:00:00+00:00

Capitolo 19

La Sperinelli aveva sperato di poter passare una domenica tranquilla e rilassante e, una volta tanto, fu accontentata.

La giornata si presentò fin da subito allietata dal bel tempo e da una temperatura più alta della media stagionale, il che consentì a lei e a Penelope di fare una bella passeggiata. Uscite da casa, raggiunsero il Prolungamento a mare, una zona pedonale alberata nei pressi delle spiagge, poi girarono verso ponente, in direzione del quartiere delle Fornaci. Il cane, lasciato libero sulla sabbia, improvvisò buffe danze di gioia mentre la padrona leggeva i giornali seduta al sole, su una vecchia panchina.

Quando rientrarono a casa era già ora di pranzo. La pappa di Penelope era pronta in frigo, mentre il magistrato decise di prepararsi un semplice piatto di riso in bianco, condito con un cucchiaio d’olio e una manciata di parmigiano. La sera sarebbe stata ospite da amici ed era meglio tenersi leggera.

Aveva appena finito di sistemare la cucina quando squillò il telefono di casa.

– Amore! Sono io.

Ludovica esultò sentendo la voce di Alberto.

– Da dove mi chiami? – gli chiese.

– Sempre da troppo lontano; volevo solo dirti che mi piaci da impazzire.

Lei sorrise. Parlarono per qualche minuto, poi lui chiuse la comunicazione, che era molto disturbata.

La donna si accoccolò accanto alla sua lupa e le prese tra le braccia la grossa testa pelosa. Il cane capiva i suoi stati d’animo e se ne stette buono, lasciandosi accarezzare.

– Non è facile, a volte, stare lontani, vero Penelope?

La bestia uggiolò, come se si sforzasse di rispondere.

– Basta sentimentalismi: ora mi devo preparare altrimenti quando mi verranno a prendere per andare a teatro sarò ancora in ciabatte.

Si scosse e velocemente indossò un abito di velluto blu notte, tentando poi di riparare ai danni provocati dal vento alla sua acconciatura; aveva appena indossato le scarpette di vernice quando sentì il suono del citofono.

“Appena in tempo!” esclamò tra sé.

Spesso, la domenica, andava con un gruppo di amici a sentire l’opera lirica nella vicina città di Genova. Amava molto gli allestimenti del Teatro Carlo Felice e quel giorno era particolarmente desiderosa di gustare un’edizione de l’Italiana in Algeri di Rossini che prometteva meraviglie, sia come cast che come regia.

Nonostante la gradevolezza dell’insieme e l’esibizione di alcuni cantanti di altissimo livello, durante la rappresentazione molte volte le capitò di tornare con la memoria all’ultimo melodramma a cui aveva assistito a Savona, il Ballo in Maschera, rappresentazione che era coincisa con l’inizio di una serie di incidenti ed indagini dai quali era stata catturata come per magia.

“Devi staccare un po’ la spina” disse a se stessa, quando per l’ennesima volta il suo sguardo corse alla poltroncina accanto. “Non puoi lasciare che le sorelle Degault si prendano il posto d’onore anche nel tuo tempo libero” si rimproverò. Per fortuna, la sedia accanto a lei era occupata da un corpulento spettatore di chiara origine straniera, con tanto di folti baffoni e viso rubizzo, cui di tanto in tanto scappavano commenti entusiastici in tedesco, a bassa voce.

Riuscì finalmente a concentrarsi sul

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